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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

520159
Venanzio Giuseppe Sella 50 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

dell’aberrazione sopra accennato, ma saremmo tratti troppo lungi dal nostro scopo essenziale.

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Il fotografo avrà dunque cura di disporsi in modo a non avere, nelle viste che vuol copiare, e nei ritratti che vuol prendere, oggetti troppo vicini

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quelli che partono dalla porzione A' B', perchè per tutta la retta il diaframma è troppo distante; all’opposto il diaframma è troppo vicino alla

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Negli oggettivi di cui si serve il fotografo, non bisogna però rendere troppo piccola l’apertura del diaframma. Se questa apertura si fa

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troppo esteso.

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’oggettivo semplice, e si disprezzasse troppo quest’ultimo per lodare esageratamente il primo.

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tale grandezza angolare è troppo piccola, per cui, quando si vuol prendere una veduta con una camera oscura, si trova spesso che il retro spulito non

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formano lo spettro solare. Per ottenere risultati soddisfacenti bisogna dunque evitare che nell’orifizio venga inviata una luce troppo viva, e sarà bene di

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partendo dall’ossigeno si viene ad avere numeri troppo grandi, ed i calcoli diventano troppo lunghi, senza che neppur vi sia maggior vantaggio pel

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5° Quando la lamina sembrasse diventata troppo aspra, fragile, riscaldare nuovamente portandola al calor rosso con carbone di legno;

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solo perchè sarebbe troppo energico. Per un tale uso il dott. Weiske (a) propose il miscuglio seguente:

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verrai a produrre sulla tua albumina, nel sensibilizzarla, una troppo grande quantità di ioduro d’argento, e le prove negative risulteranno troppo intense

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andrebbe sempre più peggiorando, quanto più grande sarebbe l’aumento. Infatti con una più forte dose di zuccaro l'albumina ha troppo grande difficoltà a

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. Se tu lasci il retro per troppo lungo tempo inclinato, rimane su di esso uno strato troppo sottile di albumina, e trovi l’inconveniente opposto se

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Questa soluzione potresti anche farla più debole impiegando solo 2, oppure 3 per 100 di nitrato, ma sarebbe troppo attiva se fosse più concentrata.

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deboli e più chiare di quello che si crederebbe dalla loro apparenza, affinchè esse permettano di produrre le prove positive senza troppo grandi

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Questo metodo di rendere più intenso il disegno è buono quando si ha tempo di sorvegliare bene lo svolgimento. Altrimenti si rinforza la prova troppo

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sciolta in quantità troppo grande.

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nel preparare il collodio destinato ad essere iodurato, perchè una maggior quantità di pirossilina ha per effetto di rendere il collodio troppo denso

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circostanze ordinarie, troppo lento, e necessita spesso l’attendere un po’ di tempo prima di poter introdurre la lastra collodionata nel bagno

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infatti i suoi inconvenienti, si evapora troppo rapidamente, lo strato ha spesso una coesione troppo forte, per cui si lascia penetrare difficilmente dai

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soprappiù la superficie dello strato non è ben unita, ma polverosa, si ha un certo indizio che il collodio contiene una troppo grande quantità di ioduro

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La lastra collodionata si deve tosto sensibilizzare prima che essa si essichi troppo fortemente.

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Nel versare il collodio sulla lastra val meglio che esso venga versato in troppo grande quantità, che in quantità troppo piccola. Nel primo caso si

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o minore, con cui il collodio si lascia stendere senza troppo presto evaporarsi, lasciando delle onde ammonticchiate di collodio, e dallo spessore

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contiene materie organiche in eccesso, o contiene una troppo grande quantità di ioduro d’argento in soluzione.

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presenza dell’ioduro di argento nel bagno è assai utile in quanto che per causa di essa viene tolto il pericolo che il bagno depauperi troppo fortemente

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La lastra collodionata poi, la quale nel suo sensibilizzamento si manifesta troppo tardiva a prendere una tinta lattea nel bagno sensibilizzatore

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ioduro era in quantità troppo piccola. Se invece la lastra è molto opaca, senza però esserlo in grado così forte da impedire che si possa ancor vedere a

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’altro; che la luce cada orizzontalmente sulla persona a riprodurre; imperocchè ove la luce venisse dall’alto, si otterrebbe un’ombra troppo sentita nell

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uniformemente nitida, di un campo visuale molto esteso. Basta operare con un oggettivo, che non abbia un foco troppo lungo, che sia munito di un diaframma molto

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tratta di copiare un monumento in modo da ottenerlo in proporzioni nè troppo piccole, nè troppo grandi. Quando l’operatore si approssima di troppo all

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La luce elettrica potrebbe pure servire al fotografo, ma questa sarebbe troppo costosa per un tal servizio. Alcuni si servono della artificiale che

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L’acido pirogallico è alcune volte incapace di comunicare al disegno la voluta intensità, e ciò succede quando la posa fu troppo breve. Per

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Un tale effetto, quando il collodio non era troppo denso e contrattile, e non era preparato con una quantità di ioduro e bromuro troppo grande

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strato da una altezza troppo grande, nè in troppo grande quantità, onde non lacerarlo, e prolungare il lavamento sino a che tutto l’iposolfito sia

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troppo fortemente l'umidità dall’aria, oppure si manifesta soverchiamente colorato in bruno, non lo devi usare prima di averlo depurato con una

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nitrato d’argento converrà però sempre al fotografo il mantenerla piuttosto troppo debole, che troppo forte, perchè nel primo caso, mentre si ottengono

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senza confusioni; inoltre, non potendosi regolare la durata dell'esposizione, le prove positive quasi sempre si guastano, riescono o troppo chiare o

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apparentemente troppo oscura.

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Lasciando venire solo all’intensità che il disegno dovrebbe aver definitivamente, la prova diventa poi troppo chiara e senza vigoria, fissandola nell

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Quando invece le positive si formano troppo presto, le immagini ricevono una tinta troppo uniforme, e senza opposizioni, il disegno rimane confuso, e

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Quando la negativa richiede un’esposizione troppo lunga per poter produrre la prova positiva, la tinta del disegno rimane per lo più disarmonica, le

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le proporzioni indicate qui sopra. Se la sua azione fosse troppo energica converrebbe dilungarla maggiormente con acqua.

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Da questo fatto scaturisce la conseguenza, che se una debole luce è abbastanza innocua, noi dobbiamo però guardarci dall’operare ad una luce troppo

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Non giova prolungare di troppo il tempo del lavamento delle prove nell’acqua, perchè i bianchi di essa verrebbero ingialliti.

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seguito non produca sulla prova terminata una tendenza troppo forte a curvarsi colle variazioni igrometriche dell’aria.

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richiesta. Una tinta grigia nebulosa accusa un eccesso di bromo, mentre i bianchi deboli, i neri troppo taglienti, senza semitinte, ne accusano una

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Abbiamo qui sopra dato una troppo breve descrizione della pila. Ma faremo osservare che si impara più facilmente a conoscere questo istrumento dal

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Queste tre soluzioni si filtrano, e si conservano in vasi chiusi a smeriglio fuori del contatto di una luce troppo viva.

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